Love Letter
CADERE E RIALZARSI
FEBBRAIO 2020
Ti scrivo dalla mia scrivania, ho appena versato il caffè della moka in una delle mie tazze grosse e antiche. È pomeriggio inoltrato, l’ultimo raggio di sole mi scalda la faccia. Chiudo per un attimo gli occhi e finalmente ammetto che non riesco più a concentrarmi. Quando succede, so che è arrivato il momento di interrompere il lavoro e fare altro. Decido così di scriverti, anche se so che non sarà facile. Guardo questa tazza che tanto adoro e che tanto mi ricorda di uno degli errori più grandi che abbia mai commesso nella mia vita professionale, errore per cui sto ancora pagando lo scotto.
È di questi errori e di come li sto affrontando che ti vorrei parlare oggi, in un ambiente sicuro e in assenza di giudizi – proprio come si addice a me.
Cadere e rialzarsi
L’anno scorso è stato per me un anno di transizione sia a livello personale che lavorativo. Con la mia prima partita iva italiana (dopo aver lasciato l’Inghilterra), ho lavorato con un incessante flusso di passaparola che mi ha portato progetti entusiasmanti e stancanti allo stesso tempo.
Devo ammettere qui che per molto tempo ho fatto fatica a riconoscere a me stessa le mie capacità professionali: Perché gli altri sono più avanti di me? Perché sembra che tutti fatturino milioni e io ancora no? Sono brava abbastanza? Cosa sto sbagliando?
Queste sono solo alcune delle domande che mi sono posta per anni, nonostante tutti i libri di self-help e le TedTalk e i documentari e The Secret.
Sono stati proprio questi dubbi a farmi iniziare delle collaborazioni con nuovi professionisti: insieme a qualcun di più esperto mi sento sicura, protetta. Insieme a qualcun altro posso misurare le mie competenze e posso imparare. Insieme è meglio che soli.
Affascinata dalle conoscenze di altri, ho completamente messo da parte i piani che avevo per la mia attività e ho iniziato un nuovo percorso, un percorso che credevo mi avrebbe portato esattamente quello di cui avevo bisogno.
Sbagliare e correggere
Non ti racconterò esattamente cosa è andato storto per rispetto di tutte le persone coinvolte. Posso però dirti che, parzialmente a causa del mio non impuntarmi e parzialmente a causa di altri, per la prima volta mi sono ritrovata ad aver consegnato dei lavori di cui non vado fiera. Piuttosto che consegnare mi sarei ritirata in cima a una montagna, ma non si è potuto fare altrimenti. La cosa che più mi ha lasciata senza parole è che le altre persone coinvolte nei lavori si ritenevano abbastanza soddisfatte: “tutto sommato non abbiamo fatto un brutto lavoro“.
Nel mio essere iper auto-critica, mi sono chiesta se il mio perfezionismo non mi stesse bloccando, accecando, frenando. E invece no: il lavoro non è all’altezza dei miei standard.
La conseguenza secondaria e triste di tutto ciò è che ho chiuso l’anno avendo guadagnato meno del previsto. Niente di grave: riesco a tenere comunque in piedi la mia famiglia. Ma la consapevolezza di aver fatto degli errori grandi come case brucia nel petto. La faccenda non è conclusa: i primi mesi di questo nuovo anno sono all’insegna della correzione: un passo alla volta sto cercando di correggere dove posso. Con grande fatica, tante lacrime e tante, tante conversazioni difficili.
Il senso di tutto
Perché ritornare a scrivere dopo oltre un anno con il racconto di un fallimento? Si vedono sempre più persone condividere quasi esclusivamente i propri successi, lasciando molto spesso un senso di inadeguatezza in chi legge. Credo si sia un po’ perso il senso di completezza della vita. Recentemente mi si è palesato nuovamente davanti un concetto tanto semplice quanto evanescente: la vita, o almeno come la viviamo, è duale.
C’è il coraggio e c’è la paura, il bene e il male, il bianco e il nero, il giusto e lo sbagliato, e così via. Tanto più raggiungiamo un estremo, tanto potente sarà il ritorno verso il suo opposto. Non c’è gioia delirante senza dolore straziante. O almeno questo è ciò che ho imparato io.
Credo che la vera sfida stia nel decidere come vogliamo vivere, accettando l’estremo e il suo opposto oppure andando a ricercare un equilibrio senza oscillazioni violente. La mia ricerca di successo (che cos’è il successo, poi? – ne parliamo un’altra volta) mi ha portato a una caduta molto forte. Accettare che anche questo fa parte del gioco, che è parte del senso di tutto, è il primo passo per rialzarmi.
“Perdonati e ricerca il bello”
Non so quale sia la tua situazione di vita, quali siano i tuoi problemi e quale sia il tuo vissuto.
Perché questa love letter abbia un senso penso sia utile condividere con te cosa sto facendo per rialzarmi.
Dieci giorni fa, nel bel mezzo di un momento di grande difficoltà dato dalla minaccia di perdere un mio cliente storico a causa di questa collaborazione andata male, ho cercato il supporto del mio network di imprenditrici e freelancer che affrontano sfide e gioie simili alle mie.
“Come avete affrontato situazioni lavorative così difficili?” ho chiesto, quasi in lacrime, dopo aver raccontato tutto d’un fiato la situazione.
La più anziana di tutte, nei suoi quasi quarant’anni di esperienza, mi ha sorriso e mi ha detto:
“Prima di tutto respira. Sembra scontato, ma se è così che davvero passi le tue giornate, di sicuro stai vivendo in apnea. Hai bisogno di respirare. Respira.
Dopodiché perdonati. A tutti capita di sbagliare. È umano, fa parte del gioco. Ammetti i tuoi sbagli ma non punirti eccessivamente. Ripara dove puoi e poi lascia andare. Infine, prenditi del tempo per darti un po’ di compassione, e cerca quelle cose belle di te a cui di sicuro non stai pensando da settimane.”
E così ho fatto. Quella sera stessa ho mandato un messaggio alle persone a me più vicine chiedendo: “Quali sono le cose che più ti piacciono di me?”
La cascata di belle parole mi ha fatto bene al cuore. Non ha sistemato le cose, ma è stato un buon inizio. Soprattutto, mi ha ricordato che le difficoltà sono temporanee, e che al di là di questa confusione c’è ancora tanto buono e bello.
E allora – se in tutto questo marasma di emozioni contrastanti, conversazioni che non vorrei mai aver avuto nella mia vita, rapporti rovinati e persone deluse – se in tutto questo marasma qualcosa di buono può essere trovato, direi che è proprio questo: accettare che le zone d’ombra sono necessarie per trovare la luce e viceversa.
Ricominciare dal bello
Questa situazione non durerà per sempre, e le lezioni che ho imparato da tutto questo sono preziosissime sotto tantissimi punti di vista. La più grande di tutte? Posso farcela molto bene anche da sola. Ho tutto ciò di cui ho bisogno per poter lavorare bene e con soddisfazione.
Mi sto preparando ad uscirne, e ho iniziato dando il via a un progetto che rimandavo da almeno tre anni, un progetto che mi fa sentire superpower e mi spaventa ed elettrizza e emoziona allo stesso tempo.
Due settimane fa ho dato il via al Marketing Cafè, un appuntamento in cui insegno gratuitamente le basi del marketing, della comunicazione così come le ho imparate studiando e lavorando. La prima lezione parla della psicologia del Branding. Settimana scorsa sarebbe dovuta uscire la seconda guida, ma sistemare gli errori mi è sembrato più urgente. Quindi, con tanta compassione e infliggendomi meno colpe, un passo alla volta prenderò il ritmo anche di questo progetto.